Sembrerebbe strano, ma questo angolo di Sicilia è fonte di ispirazione per tanti artisti. Tra questi vi è anche Sergio Tisselli, fumettista “elitario”, si potrebbe dire, dato che le sue tante produzioni sono piuttosto sconosciute al grande pubblico. Ho conosciuto Sergio quattro anni fa, quando era tra gli ospiti di una mostra mercato organizzata a Trapani. Sergio pare si sia innamorato dei rudi e assolati paesaggi della Sicilia, così distanti dalle verdi e fresche montagne appenniniche da cui proviene. Lo ho raggiunto a fine settembre in un vecchio baglio a Paceco, una casa su una collinetta, circondata dai campi e da altre piccole villette private. Mi accoglie Giovanni Marchi, amico e braccio destro di Sergio, e mi porta all’interno di un grosso stanzone, probabilmente un vecchio fienile, o forse una grossa camera dove tenere gli attrezzi, ristrutturato e riadattato. Sergio fa un po’ fatica a riconoscermi, ma mi accoglie con grande gentilezza.
Preparato il caffè, mi porta nel suo studio, una stanzetta piena di plichi di carta con schizzi e studi, e un grosso tavolo da disegnatore dove si siede rimettendosi al lavoro, non prima di avermi mostrato alcuni suoi splendidi lavori, come i tarocchi, realizzati nella stessa dimensione in cui vengono poi effettivamente pubblicati, cosa che dimostra, oltre che una grande attenzione per il dettaglio, un’enorme pazienza e soprattutto un’enorme passione per il disegno.Avviso Sergio che si tratterà di un’intervista lunga, e che sono poco preparato sulla sua produzione. Tanto meglio, Sergio si sviscererà in una lunga presentazione che lo introdurrà anche ai tanti lettori che ancora non conoscono questo personaggio storico del fumetto italiano e uno dei migliori allievi di Magnus, senza dubbio.Dalla trascrizione in poi, la revisione di questa intervista è stato un piccolo travaglio. La pubblichiamo con tale ritardo per svariati motivi, alcuni gravi, che non sto qui ad elencarvi. Nonostante questa chiacchierata possa risultare datata in alcuni punti, specie per quanto riguarda l’uscita di alcuni volumi, nel complesso resta molto interessante ed istruttiva, a mio parere. Questo è il motivo per cui, a distanza di 4 mesi, ho voluto proporvela comunque. Ringraziamo per l’intervista lo stesso Sergio,Giovanni, e Francesco Borghi (www.segnalidifumetto.it), organizzatore di quella fatidica mostra mercato e anche di questa intervista.
Bene, Sergio, cominciamo col presentarti ai lettori di ComicUS.it, con la classica domanda: come hai iniziato?
Ho cominciato tantissimi anni fa, lavoravo per Corrier Boy News, non so se ricordi, una serie della Rizzoli. C’erano anche Manara, Stano… era una specie di Lanciostory, per la quale facevo delle storie brevi, a volte scritte da me, altre volte scritte da altri, tra cui Ade Capone. Disegnai un paio di sue storie in quel periodo, ma non lo conoscevo nemmeno di persona. Poi mi sono ritirato per un po’ e mi sono laureato in Storia, cosa che non ha niente a che fare con i fumetti, con una tesi di ricerca sui processi criminali in un anno di peste a Bologna. Erano storie che trovavo vivaci e interessanti, dalle quali ho tratto un fumetto, che si chiama “La costellazione del Cane”, che dovrebbe pubblicare la Hazard, che ne sta facendo le scansioni. Ai tempi ne pubblicarono una parte su Fumo di China.
La Costellazione del Cane può essere considerata la tua prima opera di grande respiro?
Si, però è praticamente inedita. In realtà la prima opera di grande respiro, che poi rimane veramente quella più “di più grande respiro”, ha le sue radici quando poco dopo conobbi Magnus e lui mi propose “Le avventure di Giuseppe Pignata”, che è stato un lavoro lunghissimo. E’ la storia di un segretario di cardinali a Roma, una figura piuttosto importante, che, alla fine del ‘600, viene accusato di eresia e viene condannato all’ergastolo. E’ uno dei rari casi documentati di qualcuno che riesce a fuggire dalle carceri del Santo Uffizio. E’ diviso in tre libri, il primo ricorda un po’ il Conte di Montecristo, la seconda e la terza parte invece raccontano il resto della sua fuga: una volta fuggito dalle carceri del S. Uffizio infatti viene inseguito, e siccome naturalmente a quei tempi l’inquisizione era molto potente, tutto si conclude con Pignata, che dopo essere fuggito per mezza Europa, prende un battello che lo porterà nel Nuovo Mondo appena scoperto.
La tua collaborazione con Magnus si è limitata alle Avventure di Giuseppe Pignata o avete fatto altro
No, si è limitato a quello, anche se per la verità avevamo una serie di progetti assieme, su qualcosa avevamo anche cominciato a lavorare, ma poi sai come sono andate le cose. A parte i progetti, la cosa oggettiva è Pignata.
Visto che siamo in tema, vorresti condividere un ricordo di Roberto Raviola?
Roberto per me è stato un grande maestro, non solo, anche se moltissimo, dal punto di vista professionale, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano. Ci siamo frequentati molto in quei cinque o sei anni. Pignata stesso è durato molto, non è solo un lavoro lungo, ma anche abbastanza complesso, non solo perché è di costume, ma perché gli scenari cambiano continuamente e ci sono molti punti dove bisogna essere attinenti.
Ti sei documentato, immagino?
Si, ho anche girato molto, su consiglio di Roberto, il quale poi lavorava anche lui moltissimo sulla documentazione, anche sulla sceneggiatura, sulla quale si discuteva a lungo assieme, come succede sempre. Questo tipo di cose viene anche, anzi, viene molto, parlandone. E anche divertendosi a volte.
Sembrerebbe normale che una persona laureata in Storia, con la passione per il fumetto e per la Storia si dedichi al Fumetto Storico, nonostante il mercato non dia molto spazio a questi generi, preferendo come Fumetto “Storico” tutt’al più il fumetto di guerra, oltre che il classico western..
Beh, si, anche se oggi non mi pare ci siano poi tanti western in giro, a parte Tex e pochissimi altri “bonelliani”, che forse non sono più nemmeno western, tipo Magico Vento, che è molto ben disegnato però è più sul fantastico.
Anche se devo dire che, anche nel caso dei Tarocchi c’è alle spalle una documentazione notevole da parte di Manfredi Toraldo.
Si, sono d’accordo, inoltre ha alcuni disegnatori in particolare davvero bravi.
Comunque resta il fatto che il Fumetto Storico, a parte i volumi della Storia d’Italia di Biagi, non ha molto spazio. Quale credi possa essere il motivo? Perché la Storia è noiosa, perché gli sceneggiatori non vogliono rischiare di misurarsi con un tema così alto o proprio perché c’è il rischio di riadattare la storia secondo il proprio punto di vista, falsando il concetto stesso di fumetto storico?
Non saprei onestamente, però una delle prime idee che mi viene è che non c’è pubblico (per ora almeno, perché poi le cose potrebbero cambiare). Se c’è qualcuno non in Europa, ma nel mondo, che fa bellissimi fumetti a tema storico sono i Francesi. Fanno i loro bei cartonati, e si sa che in Francia queste cose tirano anche abbondantemente. Non so se ti è capitato i andare ad Angouleme, ci sono centinaia di cose simili.Però in Italia questo stesso materiale, di cui non compro tutto perché non arriva tutto, mi risulta che dalle 50 mila copie che vende in Francia vende 500, nemmeno 5 mila!Mi sembra una cosa esagerata, ma questo significa che perlomeno per il momento. Poi i perché non li so. Non c’è il pubblico.
La pubblicazione è imminente ed è finanziata da un gruppo di studi, Savena Setta Sambro, patrocinato da una banca. Il volume verrà inserito nella collana della Flash Book, un grande tipografo che ha già stampato varie cose, tra cui Pignata, e che oggi è diventato editore: fa qualche manga, qualche coreano, e poi ha ristampato molto bene delle cose di Magnus e importa qualche materiale francese piuttosto bello.
Beh, dipende dai casi. Come sempre devo fare un certo lavoro personale, ci si ritrova poi come tutti i fumettisti davanti a problemi e dubbi, tipo cosa mangia questa gente, che coltivano, oltre che come si vestono e quali oggetti hanno attorno, ecco. E’ un lavoro di ricerca che devo sempre fare. Detto questo, devo dire che in questo caso sono fortunatissimo. Il prof. Brizzi unisce la sua grande conoscenza del periodo storico in questione alla passione per i fumetti. Ha anche una gran bella biblioteca per quello che riguarda la storia militare, oltre ai fondamentali libri che ha scritto lui stesso. Ne ho qui alcuni (me ne porge un paio, facendoli uscire da una pila di carte e schizzi), soprattutto su Annibale. Ho preso questi perché ci sono questi disegni che sono stupendi, nel senso che sulle guerre puniche sono ottime documentazioni (indica alcuni disegni di ricostruzioni di armature e vestimenti militari). Nonostante le difficoltà siano tante, la collaborazione con il prof. Brizzi mi assicura una sceneggiatura di assoluta rispondenza storica.A parte la mia preparazione, da anni, faccio per la LDC a Torino, su Mondo Erre, una cosa che si appariva tanti anni fa sul Corriere dei Piccoli: i processi ai personaggi storici. Non li scrivo io, li scrive un autore che si chiama Ferrario, e sono delle cose brevi di circa 10 tavole. Da Alessandro Magno a Garibaldi, ormai abbiamo processato tutti! Naturalmente non siamo ai livelli di approfondimento di Annibale, ma mi ha fornito senza dubbio una certa esperienza.
Sono un autodidatta.In tutto, anche nella tecnica di colorazione?Si, si.Complimentoni allora!Beh, come sai ho avuto almeno un grande maestro, Magnus, abbiamo proprio lavorato assieme: io ho visto lavorare lui, lui ha visto lavorare me, senza “invadere” mai la mia produzione, una cosa che mi ha molto colpito di lui e che non ho più riscontrato, devo dire. Lui sentiva questo bisogno di spiegarmi, più che delle tecniche, dei concetti, e quindi senza mai pretendere che io facessi quello che faceva lui, anzi, cercando per me quello che era mio.
E’ un fumetto che scrisse Magnus alla fine degli anni ’70, primi anni ’80. Non sapevo dell’esistenza della sceneggiatura, me la propose Margherita, la vedova di Roberto, perché era una cosa che era rimasta nel cassetto nonostante fosse stata approfondita moltissimo: la sceneggiatura era completa, i personaggi sono definiti, persino la copertina. Era una storia pronta per essere disegnata e pubblicata. Roberto aveva già fatto anche un grossissimo lavoro di documentazione con tante mappe e persino una pagina e mezzo di bibliografia. Insomma un lavoro preparatorio non dico completo ma quasi completo.Doveva essere inserito nella collana “Un Uomo un’Avventura”, che faceva Bonelli tanti anni fa, ma non so per quale ragione non si fece più nulla e quindi questa cosa è rimasta lì e adesso ho trovato l’editore per mettermici al lavoro.Si tratta della storia del Passator Cortese, non so se conosci. In Romagna è molto noto, fu un brigante molto famoso che visse poco prima della metà dell’Ottocento, prima dell’unità d’Italia. Agiva nella bassa Padana ed è una storia molto bella con una sceneggiatura molto bella, anche piuttosto cruenta, Al di là delle cose belle della sceneggiatura, ho l’idea di disegnarlo come una specie di western non all’italiana, ma “italiano”.Verrà edito da un editore Palermitano, Luciano Cannatella, che ha già edito delle raccolte di Lazarus Ledd.E’ una cosa che succederà fra un po’ di tempo, comincerò a lavorarci subito dopo aver finito i tarocchi degli Indiani d’America, tra febbraio e marzo. Abbiamo un contratto molto elastico, ma penso che più di un anno di lavoro non dovrebbe portarmi via. Torniamo a parlare del tuo stile. [by Marco Rizzo] [20-03-04]


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