venerdì 18 gennaio 2008

Intervista a Sergio Tisselli - by Marco Rizzo 20 - 03 - 2004

Sembrerebbe strano, ma questo angolo di Sicilia è fonte di ispirazione per tanti artisti. Tra questi vi è anche Sergio Tisselli, fumettista “elitario”, si potrebbe dire, dato che le sue tante produzioni sono piuttosto sconosciute al grande pubblico. Ho conosciuto Sergio quattro anni fa, quando era tra gli ospiti di una mostra mercato organizzata a Trapani. Sergio pare si sia innamorato dei rudi e assolati paesaggi della Sicilia, così distanti dalle verdi e fresche montagne appenniniche da cui proviene. Lo ho raggiunto a fine settembre in un vecchio baglio a Paceco, una casa su una collinetta, circondata dai campi e da altre piccole villette private. Mi accoglie Giovanni Marchi, amico e braccio destro di Sergio, e mi porta all’interno di un grosso stanzone, probabilmente un vecchio fienile, o forse una grossa camera dove tenere gli attrezzi, ristrutturato e riadattato. Sergio fa un po’ fatica a riconoscermi, ma mi accoglie con grande gentilezza.


Preparato il caffè, mi porta nel suo studio, una stanzetta piena di plichi di carta con schizzi e studi, e un grosso tavolo da disegnatore dove si siede rimettendosi al lavoro, non prima di avermi mostrato alcuni suoi splendidi lavori, come i tarocchi, realizzati nella stessa dimensione in cui vengono poi effettivamente pubblicati, cosa che dimostra, oltre che una grande attenzione per il dettaglio, un’enorme pazienza e soprattutto un’enorme passione per il disegno.Avviso Sergio che si tratterà di un’intervista lunga, e che sono poco preparato sulla sua produzione. Tanto meglio, Sergio si sviscererà in una lunga presentazione che lo introdurrà anche ai tanti lettori che ancora non conoscono questo personaggio storico del fumetto italiano e uno dei migliori allievi di Magnus, senza dubbio.Dalla trascrizione in poi, la revisione di questa intervista è stato un piccolo travaglio. La pubblichiamo con tale ritardo per svariati motivi, alcuni gravi, che non sto qui ad elencarvi. Nonostante questa chiacchierata possa risultare datata in alcuni punti, specie per quanto riguarda l’uscita di alcuni volumi, nel complesso resta molto interessante ed istruttiva, a mio parere. Questo è il motivo per cui, a distanza di 4 mesi, ho voluto proporvela comunque. Ringraziamo per l’intervista lo stesso Sergio,Giovanni, e Francesco Borghi (www.segnalidifumetto.it), organizzatore di quella fatidica mostra mercato e anche di questa intervista.


Bene, Sergio, cominciamo col presentarti ai lettori di ComicUS.it, con la classica domanda: come hai iniziato?
Ho cominciato tantissimi anni fa, lavoravo per Corrier Boy News, non so se ricordi, una serie della Rizzoli. C’erano anche Manara, Stano… era una specie di Lanciostory, per la quale facevo delle storie brevi, a volte scritte da me, altre volte scritte da altri, tra cui Ade Capone. Disegnai un paio di sue storie in quel periodo, ma non lo conoscevo nemmeno di persona. Poi mi sono ritirato per un po’ e mi sono laureato in Storia, cosa che non ha niente a che fare con i fumetti, con una tesi di ricerca sui processi criminali in un anno di peste a Bologna. Erano storie che trovavo vivaci e interessanti, dalle quali ho tratto un fumetto, che si chiama “La costellazione del Cane”, che dovrebbe pubblicare la Hazard, che ne sta facendo le scansioni. Ai tempi ne pubblicarono una parte su Fumo di China.

La Costellazione del Cane può essere considerata la tua prima opera di grande respiro?
Si, però è praticamente inedita. In realtà la prima opera di grande respiro, che poi rimane veramente quella più “di più grande respiro”, ha le sue radici quando poco dopo conobbi Magnus e lui mi propose “Le avventure di Giuseppe Pignata”, che è stato un lavoro lunghissimo. E’ la storia di un segretario di cardinali a Roma, una figura piuttosto importante, che, alla fine del ‘600, viene accusato di eresia e viene condannato all’ergastolo. E’ uno dei rari casi documentati di qualcuno che riesce a fuggire dalle carceri del Santo Uffizio. E’ diviso in tre libri, il primo ricorda un po’ il Conte di Montecristo, la seconda e la terza parte invece raccontano il resto della sua fuga: una volta fuggito dalle carceri del S. Uffizio infatti viene inseguito, e siccome naturalmente a quei tempi l’inquisizione era molto potente, tutto si conclude con Pignata, che dopo essere fuggito per mezza Europa, prende un battello che lo porterà nel Nuovo Mondo appena scoperto.
La tua collaborazione con Magnus si è limitata alle Avventure di Giuseppe Pignata o avete fatto altro
No, si è limitato a quello, anche se per la verità avevamo una serie di progetti assieme, su qualcosa avevamo anche cominciato a lavorare, ma poi sai come sono andate le cose. A parte i progetti, la cosa oggettiva è Pignata.
Visto che siamo in tema, vorresti condividere un ricordo di Roberto Raviola?
Roberto per me è stato un grande maestro, non solo, anche se moltissimo, dal punto di vista professionale, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano. Ci siamo frequentati molto in quei cinque o sei anni. Pignata stesso è durato molto, non è solo un lavoro lungo, ma anche abbastanza complesso, non solo perché è di costume, ma perché gli scenari cambiano continuamente e ci sono molti punti dove bisogna essere attinenti.
Ti sei documentato, immagino?
Si, ho anche girato molto, su consiglio di Roberto, il quale poi lavorava anche lui moltissimo sulla documentazione, anche sulla sceneggiatura, sulla quale si discuteva a lungo assieme, come succede sempre. Questo tipo di cose viene anche, anzi, viene molto, parlandone. E anche divertendosi a volte.
Sembrerebbe normale che una persona laureata in Storia, con la passione per il fumetto e per la Storia si dedichi al Fumetto Storico, nonostante il mercato non dia molto spazio a questi generi, preferendo come Fumetto “Storico” tutt’al più il fumetto di guerra, oltre che il classico western..
Beh, si, anche se oggi non mi pare ci siano poi tanti western in giro, a parte Tex e pochissimi altri “bonelliani”, che forse non sono più nemmeno western, tipo Magico Vento, che è molto ben disegnato però è più sul fantastico.
Anche se devo dire che, anche nel caso dei Tarocchi c’è alle spalle una documentazione notevole da parte di Manfredi Toraldo.
Si, sono d’accordo, inoltre ha alcuni disegnatori in particolare davvero bravi.
Comunque resta il fatto che il Fumetto Storico, a parte i volumi della Storia d’Italia di Biagi, non ha molto spazio. Quale credi possa essere il motivo? Perché la Storia è noiosa, perché gli sceneggiatori non vogliono rischiare di misurarsi con un tema così alto o proprio perché c’è il rischio di riadattare la storia secondo il proprio punto di vista, falsando il concetto stesso di fumetto storico?
Non saprei onestamente, però una delle prime idee che mi viene è che non c’è pubblico (per ora almeno, perché poi le cose potrebbero cambiare). Se c’è qualcuno non in Europa, ma nel mondo, che fa bellissimi fumetti a tema storico sono i Francesi. Fanno i loro bei cartonati, e si sa che in Francia queste cose tirano anche abbondantemente. Non so se ti è capitato i andare ad Angouleme, ci sono centinaia di cose simili.Però in Italia questo stesso materiale, di cui non compro tutto perché non arriva tutto, mi risulta che dalle 50 mila copie che vende in Francia vende 500, nemmeno 5 mila!Mi sembra una cosa esagerata, ma questo significa che perlomeno per il momento. Poi i perché non li so. Non c’è il pubblico.

Forse c’è la paura da parte del lettore di trovarsi di fronte qualcosa di didascalico e noioso, quando poi potrebbe trovarsi davanti qualcosa di persino più interessante del solito fumetto popolare.
Certamente non tutta questa roba francese di cui parlo è a livelli altissimi, però c’è una buonissima media, sia come disegni che come testi.Adesso noi, proprio per questo ultimo lavoro su Annibale (quindi Storia antica), che ha la sua strada francese, ci siamo concentrati sui fumetti di Storia antica che c’erano ad Angouleme, e anche lì abbiamo trovato delle cose fatte molto bene dal punto di vista della documentazione, e del tutto coerenti. Però questo materiale in Italia non arriva; non arriva non perché gli editori siano pigri, ma perché non c’è domanda. Eppure arriva tanta roba francese, basta andare da Alessandro, che spesso ne traduce. Ci sono vari editori, anche piccoli, che fanno delle co-edizioni.
Forse è un gatto che si morde la coda. Mi spiego, in pratica ci ritroviamo con pochi acquirenti per i volumi, ad esempio, francesi, e di conseguenza un prezzo già altino. Uno degli ostacoli maggiori per il lettore medio che si trova davanti il fumetto francese è proprio il prezzo di copertina. Giustamente vengono presentati in un certo modo, con un certo formato, etc, ma il prezzo alto scoraggia l’acquisto da parte di nuovi acquirenti, e ciò vuol dire sempre minori copie vendute e dunque prezzi sempre più alti.
A questo poi si aggiunge che quando cominciamo a fare discorsi sul prezzo, cioè diciamo di un prezzo medio di 16 €, più o meno, visto che ci sono cose che costano enormemente di più, allora lì si va sul target. Cioè, un ragazzo, o uno studente universitario, bisogna che abbia proprio una passione specifica, sennò diventa una passione molto costosa! E quindi il pubblico per un tipo di lavori del genere è per forza di cose più maturo, cioè ha quei soldi da spendere. Questa è una delle ragionia
A proposito di fumetto storico, abbiamo citato questo volume, Annibale, che stai realizzando con lo storico Giovanni Brizzi. Parliamone un po’, cercando di incuriosire i nostri lettori.

La pubblicazione è imminente ed è finanziata da un gruppo di studi, Savena Setta Sambro, patrocinato da una banca. Il volume verrà inserito nella collana della Flash Book, un grande tipografo che ha già stampato varie cose, tra cui Pignata, e che oggi è diventato editore: fa qualche manga, qualche coreano, e poi ha ristampato molto bene delle cose di Magnus e importa qualche materiale francese piuttosto bello.

Una data, orientativamente?

Verrà ultimato entro l’anno, per essere poi in distribuzione i primi mesi del 2004. Lo finirò a dicembre.La storia è ambientata nella Seconda Guerra Punica. Questo primo episodio di tre inizia con l’esercito di Annibale di stanza a Bologna dopo aver passato le alpi, che manda in avanscoperta, durante l’inverno, un drappello di esploratori per cercare il passaggio più agile. Beh, capisci, non c’erano mica i trafori; ai tempi passare gli Appennini, con gli elefanti, per di più, doveva essere una cosa tosta. E’ vero che di elefanti ne avevano uno solo in quel momento, avendoli persi quasi tutti sulle Alpi, ma non doveva essere comunque cosa facile! Questo drappello finisce quindi dritto in un’imboscata. Sul Trasimeno, dove si concluderà questo primo episodio, ci sarà una battaglia tatticamente assai particolare, perché i romani cadono in un agguato molto ben preparato e in un pomeriggio, pensa, ci sono trentamila morti… una cosa abbastanza tosta, insomma. Posso dirti che il personaggio principale, che sarà il protagonista della trilogia, è questo Ducario, del quale storicamente sappiamo che tagliò la testa al console Caio Flaminio al Trasimeno. I galli avevano questa mania di tagliare la testa ai nemici! La prima parte sarà in parte romanzata, nel senso che ci siamo un po’ inventati gli avvenimenti degli Appennini, anche perché non si sa esattamente che percorso fecero i galli. Quello che si sa è che poi il manipolo Gallo si ritrovò al Mugello tallonato da due eserciti romani che caddero in questa imboscata, di cui non diciamo più niente. Questo Ducario è un gallo cisalpino, che ha in odio fortemente i romani, appunto perché i suoi furono sterminati dai legionari. E’ un gallo padano, è un leghista si potrebbe dire! (risate) Da come si conclude questo episodio potrebbe sembrare un inno ai “nemici di Roma”, anche perché questa è la storia, però dopo nel resto della trilogia ci saranno delle sorprese. Bisogna aspettare la fine, insomma.
Aspetteremo. Abbiamo detto che usi delle fonti per gli immobili, gli arredamenti, le strutture, e immagino anche per i costumi.Vieni documentato dallo sceneggiatore o usi fare da te?

Beh, dipende dai casi. Come sempre devo fare un certo lavoro personale, ci si ritrova poi come tutti i fumettisti davanti a problemi e dubbi, tipo cosa mangia questa gente, che coltivano, oltre che come si vestono e quali oggetti hanno attorno, ecco. E’ un lavoro di ricerca che devo sempre fare. Detto questo, devo dire che in questo caso sono fortunatissimo. Il prof. Brizzi unisce la sua grande conoscenza del periodo storico in questione alla passione per i fumetti. Ha anche una gran bella biblioteca per quello che riguarda la storia militare, oltre ai fondamentali libri che ha scritto lui stesso. Ne ho qui alcuni (me ne porge un paio, facendoli uscire da una pila di carte e schizzi), soprattutto su Annibale. Ho preso questi perché ci sono questi disegni che sono stupendi, nel senso che sulle guerre puniche sono ottime documentazioni (indica alcuni disegni di ricostruzioni di armature e vestimenti militari). Nonostante le difficoltà siano tante, la collaborazione con il prof. Brizzi mi assicura una sceneggiatura di assoluta rispondenza storica.A parte la mia preparazione, da anni, faccio per la LDC a Torino, su Mondo Erre, una cosa che si appariva tanti anni fa sul Corriere dei Piccoli: i processi ai personaggi storici. Non li scrivo io, li scrive un autore che si chiama Ferrario, e sono delle cose brevi di circa 10 tavole. Da Alessandro Magno a Garibaldi, ormai abbiamo processato tutti! Naturalmente non siamo ai livelli di approfondimento di Annibale, ma mi ha fornito senza dubbio una certa esperienza.
Invece per i volti dei personaggi usi anche delle fonti storiche o ti ispiri all’amico, o al vicino di casa…
Beh, moltissimo, all’amico, al vicino, e poi dipende…
Ma se trovi una raffigurazione, che so, di una statua di Annibale, ti basi su quel volto?
No, no, cerco sempre di interpretare. Se parliamo dei processi di cui ti parlavo prima è chiaro che se processano Cavour, ad esempio, devo fare Cavour!
Però, per una cosa come Annibale con così tanti personaggi, sarà un lavoro lunghissimo trovare i riferimenti per così tanti volti, per uno stile realistico come il tuo.
Si, anche se poi li elabori. All’inizio, nel “Pignata” restavo molto legato alla foto a cui mi ispiravo, ma i personaggi diventavano un po’ statici, come dei ritratti. Adesso mi basta pensare a qualcuno e lo elaboro io stesso. In qualche modo devo cercare di far diventare un po’ “mio” il personaggio. Per Ducario ad esempio sono partito da Schwarznegger, fino a giungere ad un personaggio nuovo, originale. Per i popoli liguri ho pensato ai miei amici, io abito sugli appennini. Lui (indica l’amico Giovanni, presente all’intervista) è diventato un po’ di tutto nella storia dei miei fumetti, dal prete inquisitore a tutt’altro.
E’ un po’ come essere comparsa in tanti film!Hai citato la differenza fra il ritratto e il fumetto. Questa mattina parlando di te con Franco, mi ha detto che qualche tempo fa gli hai spiegato che non ami fare ritratti, ma preferisci disegnare “movimento”, dinamicità, dunque sequenzialità, caratteristica tipica del fumetto. Qual è allora secondo te il potere e quali sono le potenzialità del fumetto come medium?
Intanto secondo me è un mezzo eccezionale, io sono cresciuto col fumetto. È quello che si dice il “parente povero del cinema” e io sono d’accordissimo. Con pochi mezzi, rispetto a un film, ma anche dal punto di vista dello sforzo personale, essendo un lavoro molto solitario, riesci a immaginare un universo, che può piacere o no, può venire bene o male. Questo grazie all’unione del testo e della immagine e secondo me grazie a questa idea delle immagini che si susseguono. Ne abbiamo molte di meno rispetto a un film, però il concetto è quello.
Ecco perché Will Eisner, che immagino conosci, lo chiama “Arte sequenziale”, perché alla fine il potere non è solo narrazione, o solo disegno, o solo l’unione dei due, altrimenti sarebbe solo un romanzo illustrato, ma è il gioco della sequenzialità che lo rende unico. A proposito di Eisner e di altri maestri del fumetto, tu hai studiato o sei un autodidatta?

Sono un autodidatta.In tutto, anche nella tecnica di colorazione?Si, si.Complimentoni allora!Beh, come sai ho avuto almeno un grande maestro, Magnus, abbiamo proprio lavorato assieme: io ho visto lavorare lui, lui ha visto lavorare me, senza “invadere” mai la mia produzione, una cosa che mi ha molto colpito di lui e che non ho più riscontrato, devo dire. Lui sentiva questo bisogno di spiegarmi, più che delle tecniche, dei concetti, e quindi senza mai pretendere che io facessi quello che faceva lui, anzi, cercando per me quello che era mio.

Ti ha fatto crescere, insomma.
Si, si, anche tecnicamente, perché tu sai che dal maestro, è molto più importante vedere cosa fa oltre che quello che dice, e io ho avuto questa fortuna.
Non hai allievi tu stesso, per ora?
No, nemmeno potrei permettermelo. Ci sono tanti ragazzi che me lo chiedono, ma io non potrei permettermi di seguire un allievo. Poi io la vedo come una cosa talmente personale che non posso insegnare a chi un giorno avrà un mercato, come si disegna un fumetto bonelliano, anche se lo so, lo so come lo sai tu che li leggi.Ho avuto molte collaborazioni, come con Filippucci, non solo su L’Integrale Martin Mystere ma anche per un altro lavoro in costume che feci con Savena Setta Sambro.Con Lucio abbiamo fatto (e adesso io continuo da solo) le cover de L’Integrale, e lì il lavoro era molto specifico e ripartito, ma abbiamo lavorato assieme un'altra volta, quando lui mi fece le matite de “La taverna del mistero”, l’altra storia in costume che ti dicevo. Lui mi aiutò con le matite, visto che ero in ritardo con le scadenze, e il resto lo feci io, compresa la sceneggiatura. Lui disegna molto bene, ma io alla fine feci diventare “mia” quella cosa, amalgamando i suoi disegni con il mio stile.
Parliamo un po’ di questo volume della Hazard, che uscirà…?
E’ già uscito, il 2 ottobre [pare che la Hazard abbia poi posticipato l’uscita, rimandandola effettivamente a fine ottobre. NdR]. Si tratta di una storia lunghissima, Kim di Kypling. Non è una cosa storica, ma comunque in costume, dato che siamo nell’India del primo ‘900.[ricordiamo che l’intervista è stata realizzata a settembre 2003, NdR]
Kim ha un fondamento ugualmente “alto” diciamo…
Si, è di certo una storia bellissima, l’ha scritta Kipling! Invece nel nostro caso ha avuto una vita un po’ tormentata, perché nella prima edizione è stata pubblicata a puntate, sono saltati dei testi, non si capiva più niente! E’ stata troppo ridotta, per cui adesso invece è nella sua forma definitiva, che sono 62 tavole.
Lo presenterai a Lucca?
Si. Poi sto lavorando ai Tarocchi, che sono in fieri, e poi faremo anche “l’Uomo della Schioppa”… ma per adesso ho parecchio lavoro da fare!
Il lavoro sui tarocchi nasce da una precisa richiesta dell’editore Scarabeo o da una tua passione?
Beh, io i tarocchi dello Scarabeo li conoscevo già, è da tanto tempo che li fanno. Mi chiamò l’editore, si vede che conosceva il mio lavoro, e mi propose il primo mazzo, i tarocchi dei Vichinghi, e adesso sono al lavoro sui tarocchi degli Indiani d’America. Il primo lo ha scritto Manfredi Toraldo.Anche con Toraldo abbiamo naturalmente dei progetti. Abbiamo fatto delle prove di un bel lavoro, ma è ancora presto per parlarne, molto presto.
Parliamo di questo “Uomo della Schioppa”. Di che si tratta?

E’ un fumetto che scrisse Magnus alla fine degli anni ’70, primi anni ’80. Non sapevo dell’esistenza della sceneggiatura, me la propose Margherita, la vedova di Roberto, perché era una cosa che era rimasta nel cassetto nonostante fosse stata approfondita moltissimo: la sceneggiatura era completa, i personaggi sono definiti, persino la copertina. Era una storia pronta per essere disegnata e pubblicata. Roberto aveva già fatto anche un grossissimo lavoro di documentazione con tante mappe e persino una pagina e mezzo di bibliografia. Insomma un lavoro preparatorio non dico completo ma quasi completo.Doveva essere inserito nella collana “Un Uomo un’Avventura”, che faceva Bonelli tanti anni fa, ma non so per quale ragione non si fece più nulla e quindi questa cosa è rimasta lì e adesso ho trovato l’editore per mettermici al lavoro.Si tratta della storia del Passator Cortese, non so se conosci. In Romagna è molto noto, fu un brigante molto famoso che visse poco prima della metà dell’Ottocento, prima dell’unità d’Italia. Agiva nella bassa Padana ed è una storia molto bella con una sceneggiatura molto bella, anche piuttosto cruenta, Al di là delle cose belle della sceneggiatura, ho l’idea di disegnarlo come una specie di western non all’italiana, ma “italiano”.Verrà edito da un editore Palermitano, Luciano Cannatella, che ha già edito delle raccolte di Lazarus Ledd.E’ una cosa che succederà fra un po’ di tempo, comincerò a lavorarci subito dopo aver finito i tarocchi degli Indiani d’America, tra febbraio e marzo. Abbiamo un contratto molto elastico, ma penso che più di un anno di lavoro non dovrebbe portarmi via. Torniamo a parlare del tuo stile.
Abbiamo detto che hai collaborato con Magnus, che hai lavorato su una rivista Rizzoli…Si, “Corrier Boy News”. Feci davvero un casino di tavole per loro, circa 400 tavole.
Che età avevi?
25 o 26 anni.Avevo sempre disegnato fumetti, pensa che disegnavo fumetti che non sapevo ancora scrivere! Però queste furono le prime cose pubblicate.

Quali erano le tue fonti di ispirazioni come autore, come disegnatore esordiente in particolare?
Beh, parto da lontano. Io ho avuto una gran passione, a parte per i vari Dago e Bonelli, per gli autori del “Corriere dei Piccoli”, che poi sono i grandi autori del passato: Battaglia, Toppi, Micheluzzi, Magnus, naturalmente, Battelli. Quindi, i maestri del fumetto italiano.Di certo è una mia cultura, che ho assimilato anche inconsciamente.Sempre come fonte di ispirazione mi piace molta roba francese, ma mi piace un po’ di tutto, gli spagnoli, i sudamericani, etc…Non conosco i manga. Cosa ne pensi dei fumetti d’oltreoceano?



Anche questi li conosco poco, molto poco. Magari ne ho visti tantissimi, alcune cose bellissime. Ho avuto un mio periodo in cui acquistavo Spawn, ne comprai un totale, poi mi sono stufato.
Beh, ti capisco, effettivamente…
Beh, si, una roba bella, ma dovremmo riprendere il discorso della ripetitività…
Di certo c’è di meglio nel mercato USA…
Senza dubbio c’è di meglio, infatti come dico Eisner, di cui parlavamo prima è uno dei migliori… Ma sul mondo dei supereroi (che ha cose bellissime, come Hellboy) sono davvero ignorante.Non mi hanno catturato mai, e forse perché come con i manga, devo entrare in un universo talmente vasto che non riesco ad affrontare, forse perché sono pigro, oppure perché semplicemente mi piace altro. Ma non è che non mi rendo conto dell’altezza di certo materiale.
Questo punto di vista e questa modestia sono rari, visto che questi fumetti vengono visti con superiorità da parte di certuni, o con grande immodestia, dicendo “noi siamo bravissimi, loro fanno solo robaccia commerciale” e cose così…
No, no, anche perché spesso basta guardare queste cose per rendersi conto della qualità. Poi è chiaro, come per la produzione francese, non tutto è bello, ma ci sono cose veramente strepitose.
Invece, tra gli autori italiani esorditi negli ultimi anni c’è qualcuno che prevedi possa fare un grande salto? Segui qualcuno in particolare o hai visto qualcosa che ti ha colpito particolarmente e pensi possa avere le carte in regola per diventare un autore di spicco nei prossimi 10 o 20 anni?
E’ molto difficile per la mia posizione, dato che vedo che quelli che vengono pubblicati sono grossomodo Bonelli, anche tra i giovani.
A parte delle eccezioni…
A parte rarissime eccezioni tipo…beh, citamene qualcuna…
Beh, penso a questa nuova serie Eura, "John Doe", con un squadra di giovani talenti…
Beh, si, ma questa serie non mi ha appassionato.
Non hai notato nessun disegnatore?
Si, ho preso i primi due numeri, e devo dire che il primo è disegnato davvero benissimo, mentre il secondo è più scarso, però non è brutto.Il primo, soprattutto perché mi sono fatto prendere da questi bei disegni, questo tratto molto maturo, di…
Mammuccari, Emiliano Mammuccari. Ha fatto delle storie per la Montego, roba indipendente.
Si, è bravo, molto impegnato, ma la metafisica di questa serie non riesce a affascinarmi.
E come sceneggiatore, c’è qualche giovane che preferisci?
Beh, sarà perché c’ho lavorato, e so come fa, ma mi piace molto Toraldo, è uno che approfondisce moltissimo.Ma i miei sceneggiatori preferito in assoluto restano Magnus e Castelli.
C’è qualche fumetto in particolare che leggi e che suggeriresti a qualcuno che vuole avvicinarsi al fumetto?
Gli ultimi fumetti che ritengo veramente belli che mi hanno davvero colpito, ultimamente, sono “Sarajevo Tango” di Hermann e “il Sonno del Mostro” di Bilal, dopo ho letto di tutto, continuo a leggere Jodorowski, che so che piace a tutti ma mi sembra che si ripeta in modo quasi clamoroso. Lo stesso Hermann con “Le Torri” mi piace già meno. Una cosa di un autore italiano che consiglio di leggere è “Jonas Fink” di Giardino, se lo finirà. Ecco Giardino è un autore che mi piace molto, che non ho citato prima. Però l’ultimo che mi ha entusiasmato veramente, e sono passati parecchi anni, è “Sarajevo Tango” di Hermann.E una cosa che fa pensare questa, che un professionista del tuo livello, deve andare così indietro nel passato per trovare un buon fumetto. Vuol dire che capolavori veri se ne sono visti pochi in questi tempi. Però, ho letto tantissime cose molto belle. “Dago” è molto bello, sto rileggendo la ristampa. È scritto bene e disegnato meglio. A proposito di avvicinare nuovi lettori al fumetto, stai seguendo l’iniziativa di Repubblica e Paninicomics? Che ne pensi?È un’ottima iniziativa, davvero ottima. Qualche volumetto ce l’ho anche se non li ho presi tutti. Penso che ne vendano anche molti. Poi magari non condivido tutto, ma non sono certo uno che può dire la sua sulle selezioni che avrebbero dovuto fare o cosa avrebbero dovuto scegliere. Molte cose le compro, sono interessanti, L’unica cosa, e mi riferisco ad Asterix o anche a altri, certe cose a colori sono troppo maltrattate, preferirei che le facessero in bianco e nero. Questo è proprio una specie di “limite culturale”, trattare così male il colore…È un po’ come i “Dago” a colori: o li colori bene, o li fai in bianco e nero, che se no vai a rovinare uno splendido bianco e nero come quello di Gomez con un impiastratore, sia con il computer che con i pennelli. Vedo delle cose orrende a livello di colori, così come di bellissime, però questo mi da un po’ fastidio, appunto perché essendo questa cosa così popolare, si potrebbe fare di meglio col colore. Ma nonostante questo, è un’iniziativa splendida. E’ un po’ come quando ero entusiasta dei libri a mille lire, una cosa così.
[by Marco Rizzo] [20-03-04]

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